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Il mio nome è Giulia Pititto, ho 22 anni e sono calabrese. Da cinque anni sono trapiantata a Parma dove studio Giurisprudenza, ma spero dopo la laurea di trasferirmi a Milano, città della moda e dalle grandi opportunità.

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Da un anno e poco più sono l’autrice di Fashion, what else?, fashion blog che si occupa delle ultime tendenze in fatto di moda, recensioni, scoperta di designer emergenti e tanto altro ancora! Grazie a questa avventura e ai miei followers adesso collaboro per due magazines online per uno dei quali curo una rubrica tutta mia sulle case di moda.

Quale pensi che sia il rapporto tra moda e tecnologia e come pensi che evolverà nel corso dei prossimi anni?

Da blogger non posso che dire che il rapporto tra moda e tecnologia sia decisamente unico. Ormai il mondo di internet domina grazie alla facilità e rapidità nello sharing delle informazioni. C’è un contatto diretto con i lettori e i consumatori, viene lasciato loro ampio spazio di opinione. Nello specifico mi auguro che il fenomeno del blogging non sia un fuoco fatuo destinato a durare poco tempo dopo questo estremo boom, boom criticato soprattutto quando ‘a parlare’ non sono veri e propri giornalisti di moda.

Quale pensi che sarà il futuro della moda?

La moda è un punto certo e fermo nella realtà che oggi viviamo e penso che non potrà fare altro che evolversi sempre di più rimanendo però romanticamente nostalgica e quindi sempre attaccata alle sue origini e tradizioni.
Ed è proprio questo secondo me il significato del tema della prossima edizione del Fashion Camp. rEvolution, è la voglia di reinventarsi, andare avanti e creare qualcosa di nuovo e rivoluzionario.


Hai partecipato all’edizione 2011 di FashionCamp: ci racconti brevemente le tue impressioni e i tuoi ricordi sull’esperienza che hai vissuto l’anno scorso?

Lo scorso anno ho partecipato come speaker. Devo dire che ho passato una giornata davvero piacevole e divertente, tra foto e in giro per i vari stand e workshop. Per quanto invece riguarda la mia esperienza di unconference devo però fare un appunto, avrei preferito che ci fosse più ‘attenzione’ organizzativa per noi speaker.

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