Presentati

Mi chiamo Julia (Salvatori) e a dispetto dei miei trentuno anni a volte me ne sento otto o sessanta. E mi piace.

Mi piacciono anche le definizioni (sempre un po’ bistrattate) che uso, più che altro, come esercizio mentale per ridurre cose complesse ad altre molto più semplici; quindi, dovendo autodefinirmi, direi che sono una ‘entusiasta dell’apprendimento’: mi piace fare, ma soprattutto mi piace imparare.

E’ anche per questo che ho scelto di fare la mamma a tempo pieno: stare vicino a una persona per cui è sempre tutto nuovo è un onore ed un’opportunità di crescita personale che non potevo perdermi.

 

 

Presenta il tuo blog

Nine Fingers One Toe non è un mommy blog: è vero, sono mamma e molte delle cose che faccio sono con/per mio figlio e i suoi simili (persone basse) ma trattasi di purissima congiuntura astrale. Vivessi in una comune hippie, probabilmente farei collane di fiori e chilum intagliati a mano.

Il blog è uno spazio in cui mostrare come l’autoproduzione sia, più che altro, un modo di guardare alle cose e un luogo, spero, di ispirazione per dedicarsi del tempo regalandone agli altri…A meno che uno non produca sempre e solo torte monoporzione singole e biglietti d’auguri per il proprio compleanno…che si può anche fare. Ovvio.

C’è un po’ di tutto – dolci, knitting, cose di carta, crafting in generale – e non solo perché sono confusa ma perché mi annoio facilmente e ho bisogno di variare spesso. Il mio gioco preferito, comunque, restano le parole: tutto il resto è una bieca scusa per scrivere quello che mi pare.

 

 

 

Quale pensi che sia il rapporto tra moda e tecnologia e come pensi che evolverà nel corso dei prossimi anni?

Penso che potrebbero essere grandi amici se solo si frequentassero di più: la ricerca di materiali innovativi procede costantemente in settori specifici come quello dell’abbigliamento tecnico-sportivo, ma continuo a non vedere grandi applicazioni nella moda urbana.

A me, personalmente, di avere il telefono integrato nella giacca o di ascoltare la musica dalla suola delle scarpe interessa poco; preferirei, invece, possedere capi d’abbigliamento che mi permettano di fare quello che voglio con qualsiasi condizione climatica. E con stile.

Da nerd e appassionata lettrice di fantascienza, sono convinta che il ruolo della tecnologia resti quello di facilitarci l’esistenza e spero che il futuro ci riservi più libertà.

 

 

Quale pensi che sarà il futuro della moda?

Della moda in sé non posso parlare, non essendo io del settore, ma credo sia il momento di intraprendere la ricerca di uno stile sempre più individuale, per tutti; gli elementi per farlo ci sono: un contesto socio-economico in cui ci è richiesto di reinventare il nostro ruolo ogni giorno, un’attenzione crescente per il vintage e quindi disponibilità di abiti e accessori unici in quanto ‘fuori produzione’, tanta moda basic e lowcost sulla quale sperimentare con ago e filo, forbici e tinture. La sartorialità e la estrema personalizzazione sono le caratteristiche dell’haute couture che dovremmo fare nostre.

 

Il tema di questa edizione di FashionCamp è rEvolution: cosa significa per te?

Mi ricollego a quello che dicevo prima… Siamo ad un punto di svolta forzata, finalmente: la vera rivoluzione, oggi, non può più essere legata ad un’ideologia, ma deve nascere (e nascerà) dal basso: ognuno partendo dalla propria storia incontrerà gli altri nel proprio percorso di ricerca della felicità e quello sarà l’inizio. Abbiamo davvero l’occasione per ri-definire la nostra traiettoria in qualsiasi campo.

Niente robe new-age, sono seria: mi sto preparando a questo salto evolutivo della specie testando le mie capacità e miei limiti di essere umano attraverso l’autoproduzione, così alla prossima era glaciale so se mi converrà fare il cacciatore o il raccoglitore.

Anzi, credo mi farò una maglietta: “Io sto con i Maya”.

 

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