Oggi pubblichiamo il post e la fotografia che hanno permesso a Irene di Natale di Piombino di vincere il Last Minute Fashion Challenge, indetto qualche settimana fa da beMILANO con FashionCamp.

Complimenti Irene!!! Ti aspettiamo venerdì e sabato a Milano, al FashionCamp!

“-        Dove abiti?
-        A Piombino, in provincia di Livorno.
-        Ah, sì, so dov’è Piombino! Ci vengo spesso!
-        Ma davvero? Vieni a trovare dei parenti? Degli amici?
-        No, vado a prendere il traghetto per l’Elba.
-        Quindi non è che vieni a Piombino, ci passi attraverso.
-        Sì, menomale ci vuole poco ad arrivare al porto, è così brutta Piombino. Senza offesa, eh, ma te ne sarai accorta anche te che è proprio brutta Piombino.

Più o meno questa è una conversazione-tipo tra me che a Piombino ci abito da quando sono nata e qualcuno che non la conosce, o meglio, che crede di conoscerla solo perché nel tragitto per il porto ha confuso uno spicchio di acciaieria con la città vera e propria. Certo, è un panorama che non invita, non invita per niente. E neanche l’odore, a seconda del vento che tira, è particolarmente invitante. Ma se solo si guardassero indietro, una volta in navigazione verso l’Elba, vedrebbero uno spettacolo di sicuro inaspettato: appena fuori dal porto si iniziano a intravedere una serie di piccole spiagge, un viale che costeggia il mare, e una grande, maestosa terrazza appoggiata sugli scogli su cui troneggia un faro. È piazza Bovio il cuore della mia Piombino. L’acciaieria ne è (stato) il motore economico, ma non si vive di sola siderurgia a Piombino, e se ci si vuole rinfrancare si scende fino in piazza Bovio. Col vento in faccia, l’odore delle alghe, le grida dei bambini che fanno il bagno e le chiacchiere dei vecchi pescatori. Ci si va a scambiarci i primi baci, da ragazzini, a confidarsi con le amiche del cuore, a vedere i citrulli che si tuffano dalla Rocchetta, lo scoglio più alto, sfidando il pericolo e la paura, e poi risalgono la scogliera arrampicandosi come granchi, col cuore che rimbomba ancora nelle orecchie. Ci si va a cercare un po’ di fortuna, girando intorno al faro per tre volte prima di esprimere un desiderio (se invece giri solo una volta e poi torni indietro, hai fatto “il giro dei becchi”, ma non significa necessariamente che hai o avrai le corna). Poi si cresce e va a finire che ci porterai i figli in passeggino, facendo attenzione che non lascino cadere niente al di là dei colonnini di marmo, perché quello che finisce sulla scogliera è cibo per i pesci, anche i giocattoli di plastica. Un giorno ci si andrà a passeggio appoggiandosi a un bastone e ricordando i bei tempi andati. Anche questo è il ciclo della vita.

Ma intanto che si aspetta, ci sono le serate da trascorrere nei locali della piazzetta del porticciolo, o meglio, sui muretti che la circondano. Un aperitivo con i capelli ancora un po’ umidi, dopo essere rientrati dal mare. Il tramonto, i tacchi alti che sfidano il selciato e la strada ripida. Poi magari un bel piatto a base di pesce. Stoffe leggere, maglie scollate, bijoux che tintinnano e la musica che si intreccia alle chiacchiere tra amici. Odore di cocco: doposole e pina colada. L’estate dura tanto, qui.

Molti desiderano fuggire dalla vita di provincia, perché alla claustrofobia dei piccoli centri preferiscono le occasioni delle città più grandi. Non hanno tutti i torti. Io ci ho provato a scappare, ma alla fine la vita mi ha riportata sempre qui, e non mi lamento: finché posso trovare nei miei viaggi quello che mi manca qui, continuerò a vivere serenamente la mia vita in provincia. Ma non toglietemi i viaggi: col treno da qui si va dappertutto. Mostre d’arte, spettacoli, concerti? Niente è veramente lontano. Milano, per esempio, non è mica così lontana. L’unica volta che ho girato per Milano ero accompagnata da una milanese doc, che si districava nella metropolitana con un paio di tacchi da capogiro e la sicurezza che un “topolino di campagna” come me forse non acquisterà mai. Ma poco importa, quel giorno Milano me la sono gustata fino in fondo. Se ci tornassi adesso che è passato qualche anno e ho visto un altro po’ di mondo, sono sicura che i negozi, le strade e i locali mi sembrerebbero tutti meno grandi di come mi parvero allora, ma in fondo non mi dispiace neanche la sensazione di essere piccola piccola in una città così vasta: mi dà il polso di quante migliaia di cose ci siano da provare, vedere, annusare e carpire, nella vita.

E quindi, Milano, ti chiedo solo una cosa: stupiscimi ancora una volta. Ubriacami e confondimi. Lasciami nell’imbarazzo della scelta tra i negozi da saccheggiare, le mostre da visitare, i locali in cui andare a mangiare. Riempimi la memoria della macchina fotografica, lasciami a bocca aperta davanti alla varietà e alla quantità di cose da fare e da vedere. Dammi quello che nella mia cittadina non c’è, e il mio cuore sarà tuo per sempre, anche quando sarò tornata al mio mare di sempre.”

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