Presentati
Vito Gionatan Lassandro, studioso appassionato di cultura alimentare, progettista della comunicazione e performer fluxus. Ho lavorato come aiuto cuoco in alcuni ristoranti per pagarmi l’università: primo laureato in Italia in Food Design con una tesi sulle possibilità comunicative degli atti alimentari al Politecnico di Milano. Finita l’università sono sono finito a fare l’art director per una agenzia internazionale di promozione del design italiano nel mondo. Contemporaneamente continuavo a studiare a cucinare. Nel 2009 sono stato chiamato come chef per una serie di cene cui partecipavano alcuni guru dell’innovazione internazionale, in vari ambiti. In quelle serate cucinavo poco e discutevo molto. Dopo alcuni mesi ho fondato FOODA | Food Design Association (www.fooda.com). Attualmente sono socio di Nu Bureau, uno studio di comunicazione di Milano e insegno Food Design nella cattedra di Simonetti, al Politecnico di Milano.

Presenta la tua attività
FOODA | Food Design Association nasce nel 2009 con lo scopo di esplorare e approfondire gli ambiti del food design attraverso progetti interdisciplinari di ricerca ed espositivi. Sono stati realizzati vari eventi e molti progetti sono in cantiere. Corsi di cucina, start-up internet e mostre. Uno dei progetti che più mi sta a cuore è sicuramente FOODAM | Food Design & Art Museum (www.foodam.com). Pensiamo ambiziosamente di riuscire presto a costituire il primo museo al mondo sugli immaginari e le possibilità progettuali degli atti alimentari. Ad aprile lo abbiamo inaugurato con una mostra che abbiamo chiamato FOODforFUTURE, come il cibo cambia il nostro futuro.

Quale pensi che sia il rapporto tra moda e tecnologia?
Abbastanza importante, certo non fondamentale. Soprattutto per quanto riguarda il sistema moda inteso come sistema culturale. Potrebbe diventare un elemento importante su cui fare innovazione e comunicazione mano a mano che la componente software sostituirà quella hardware, su cui oggi si concentra ancora gran parte della tecnologia che ci circonda e che è parte reale delle nostre vite.

Quale pensate che sarà il futuro della moda?
Sempre più immateriale e rapido. Sempre meno sistema e più frammentato nello spazio e nel tempo. Mano a mano che il ‘villaggio globale’ si espande prendono piede i localismi e aumentano i dubbi sulle origini e le originalità. Dovrà fare i conti con i suoi estremi e riuscire a ramificare la sua produzione di immaginario. L’informazione, in senso lato, sarà uno di paradigmi su cui lavorare di più per affermare marchi che una volta si reggevano principalmente sui simboli e sulle icone.

Share