Pubblichiamo  un interessante articolo scritto dal collega Stefano Guerrini, che potete trovare sul suo blog “Le Pillole di Stefano”
Qualche mese fa ho sottoposto alcune mie proposte ad un giornale italiano molto importante, fra le tante è piaciuta quella di scrivere un pezzo sui blog e sulle webzine di professionisti del settore moda, che sempre più spesso scelgono internet per raccontare i loro punti di vista sull’estetica e lo stile, lontano dal mondo mainstream. Ho parlato con alcune interessanti realtà straniere (una, Contributing editor, nel frattempo è uscita anche con il primo numero dell’edizione cartacea)  e un paio italiane. Sono passati mesi e quel pezzo non è mai uscito e a questo punto mai uscirà. Per cui, anche per dare una visibilità dovuta alle persone che ho interpellato per scriverlo, lo posto qui e lo sottopongo a voi, sperando che vi piaccia. Non avevo ancora messo un titolo, per cui lo lascio così e non ci vuole essere polemica (e infatti non faccio nomi) nei confronti di un sistema che a mio avviso però troppo spesso risulta ingessato e lento rispetto ad altri meccanismi (l’editoria indipendente, il web).
“Internet non avrà soppiantato la carta stampata come pochi anni fa si prevedeva, ma è sicuramente vero che dal web arrivano idee e tendenze che si muovono veloci e raggiungono con facilità i luoghi più disparati del globo. Sempre più spesso professionisti della moda trovano on line mezzi espressivi nuovi, fioriscono blog sotto forma di diari che ci raccontano i retroscena delle varie fashion week, i nuovi volti emergenti, le nottate dei ‘rich and famous’, ma anche web-magazine nati dalla voglia di raccontare la moda da punti di vista più intimi, liberi da costrizioni pubblicitarie, dove i contenuti, visivi e scritti, sono all’altezza dell’editoria cartacea istituzionale. Un valido esempio viene da Nicola Formichetti, nome che gli insider del settore conoscono da tempo, per il suo lavoro spesso futurista e trasgressivo quando è lo stylist dei servizi di Steven Klein per Hommes Vogue Japan, o per quello più pop negli scatti di Mariano Vivanco per Dazed & Confused, di cui è anche creative director. Formichetti è uno dei personaggi più interessanti della moda contemporanea e in tanti ora se ne stanno accorgendo anche per merito di Lady Gaga, con la quale ha creato un sodalizio fruttuoso, che si traduce nel guardaroba eccentrico della cantante. Molto si sa dello stylist grazie alla sua presenza su internet, perché accanto al sito ufficiale www.nicolaformichetti.com, immagini e appunti personali trovano spazio su http://www.nicolaformichetti.blogspot.com/. Il blog rivela particolari curiosi, soprattutto sui molti viaggi che compie in Giappone dove il creativo ha un negozio, diventato ovviamente meta dei fashion addict nipponici. Altro caso è quello di JD Ferguson, ex modello, ora diventato fotografo, che nel suo http://jdvision.blogspot.com/ ritrae modelli nel backstage dei servizi per V o per Paper, o supertop alle sfilate, spesso in maniera così solare e divertente da scatenare platealmente la nostra invidia! L’illustratore di moda Richard Haines ama invece raccontare con i disegni gli incontri che fa quotidianamente per le strade della sua New York, il tutto si è tradotto nel seguitissimo http://designerman-whatisawtoday.blogspot.com/.
“Ho deciso di creare un blog perché internet è una piattaforma molto interessante. Ti dà modo di parlare istantaneamente con una comunità reale, attenta e interessata, sparsa per tutto il globo”, sostiene Mark Grischke, che nel suo profilo mostra un curriculum di tutto rispetto, avendo lavorato con Polly Mellen e Anna Wintour, tanto per fare un paio di nomi, e che ha scelto questa strada dopo che un noto giornale di lifestyle, di cui era creative director, ha deciso di tagliare la parte moda, in seguito alla crisi economica. “http://fashionasa2ndlanguage.blogspot.com/ è nato un anno fa esatto, con la voglia di raccontare l’entusiasmo e la passione per questo mestiere. Cerco di mantenere gli standard alti, sia per quanto riguarda la scrittura, sia nelle foto che pubblico. Troppo spesso i blogger non curano questi aspetti, preferendo la velocità del mezzo, mentre trovo che un lettore preparato voglia anche da internet senso di integrità e qualità, oltre che un punto di vista spiccato e personale.” Serietà condivisa da Simon Crompton, giornalista freelance, con una passione per l’eleganza maschile classica, che ha creato http://permanentstyle.blogspot.com/ guidato dalla sensazione che lo stile mancasse di buon giornalismo. Dello stesso avviso sono Matthew Edelstein e Ryan Schmidt, rispettivamente editor in chief e creative director di http://www.thecontributingeditor.com/. “Internet è un po’ come il Far West. La filosofia è che ci possa essere di tutto. Oltre a questo purtroppo il computer non può soppiantare la gioia dei sensi che ti trasmette il semplice sfogliare una rivista,” ci raccontano. “Ma dopo anni in questo settore, quello che amiamo della nostra nuova avventura, nata per caso coinvolgendo i nostri amici e ora diventata un impegno serio, è la libertà che ci concede, il non dover rispondere alle esigenze commerciali di altri e quindi essere responsabili al 100% dei servizi fotografici che decidiamo di pubblicare. E poi, ammettiamolo, abbiamo ancora bisogno nel 2010 di uccidere altri alberi per pubblicare una fashion story?”. “Io cerco sempre nel mio lavoro di spiegare come sia preferibile la qualità alla quantità,” fa loro eco Grischke. “È più etico ed ecologicamente corretto comprare un buon prodotto e usarlo per molto tempo, piuttosto che accumulare i trend di stagione, per poi disfarsene dopo qualche mese.”
E in Italia? Non mancano certo anche da noi esempi concreti di questa tendenza. Come www.dapasserella.it, nato dalla mente di Stefano Mastropaolo che, dopo anni di collaborazioni con riviste indipendenti, ha trovato nell’immediatezza e nell’interattività del web una potente forma espressiva. “Dapasserella nasce dal desiderio di realizzare un prodotto in cui riconoscermi,” ci racconta Mastropaolo, “il mio interesse per la moda è non solo da fashion addict, o giornalistico, ma anche sociologico. Il fashion system è fatto di suggestioni, oltre che di abiti, trovo molto importante poter raccontare la contemporaneità attraverso la creatività dei designer. Mi incuriosisce la moda come oggetto culturale e il sito rappresenta questa mia attitudine.” Piuttosto interessante il caso di www.flamboyantmagazine.com, un trimestrale a tema, con annesso blog aggiornato quotidianamente. Nato nel 2009 da un’idea di Filippo L.M. Biraghi e Andrea Boschetti, l’intento è quello di realizzare una web-zine ispirata all’approccio visivo anarchico e fai-da-te dei primi numeri di i-D, Interview e The Face, la sensazione è che se fosse su carta, sarebbe realizzato con fotocopie e punti metallici. “Dopo anni di editoria tradizionale, ci è venuta voglia di provare ad affrontare la moda cercando di non idolatrarla e prendendola un po’ in giro,” spiega Biraghi. “Il concetto chiave su cui ci basiamo è ‘If it’s not what it should be,  then it’s what it should be’, l’estetica è quella dello sbaglio e la  nostra linea editoriale e quella di tentare di non averla.” E già nel colophon si respira un’aria irriverente e un po’ punk, la Flamboyant Posse, come si definiscono gli autori, conta un ‘Fashion & Fabulousness Director’, una ‘Web Sister Saviour’, un ‘Visions & Vandalism Director’.
Attenzione all’etica e all’ecologia, ricerca di qualità, la moda come cartina tornasole di una società, ma raccontata senza divismi e con la voglia di non prendersi troppo sul serio. Che il web ci stia insegnando qualcosa?”
Stefano Guerrini
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